Canoviana2012

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domenica 19 aprile 2015

l'ALTRA ragazza con l'orecchino di PERLA

Roma, 18 gennaio 1615. 
Si celebra un importante matrimonio che sancisce un'unione già strettissima.  Le protagoniste sono le famiglie degli Herrera e dei Costa, i banchieri di papi e aristocrazia. Esse si legano indissolubilmente tramite il matrimonio di Pietro e Luisa. Ottavio Costa riempie la figlia di doni, gemme e sete preziose. E organizza una festa satura di sfarzo.
Nel salone di Palazzo Bandini (nel quale Herrera e Costa vivono: condividono l'affitto dell'immobile, non la vita degli ambienti) tra i quattro grandi torcieri d'argento e quattro meravigliosi arazzi di Bruxelles hanno preso posto gli invitati d'onore, alcuni dipinti della collezione Costa. 
Tra questi quadri probabilmente c'è anche il favorito del banchiere, la Giuditta che taglia la testa a  Oloferne, dipinta da Caravaggio sul finire del Cinquecento. 
Caravaggio, Giuditta che taglia la testa a Oloferne, 1599
Roma, Galleria Nazionale di Arte Antica in Palazzo Barberini
Ottavio Costa amava talmente tanto l'opera che dovette esserne gelosissimo: la teneva coperta da un drappo, mostrandola a pochi amici e potenti e non la fece mai copiare! Per il ricevimento di nozze della figlia, però, pare che l'abbia messa in bella mostra. 
Giuditta si fa eroina di ieri e di oggi, mentre ferma e decisa colpisce a morte il nemico. Caravaggio si avvia verso il quadro di storia, mettendone in scena il momento cruciale del fatto sacro. Possiamo immaginare lo stupore degli ospiti, che con lo sguardo rincorrono le pieghe sulle vesti di Giuditta, sentono il grido soffocato di Oloferne e apprezzano la forza sprigionata dalle mani della donna. 
La "solita" luce di Caravaggio gioca nel dipinto oggi a Palazzo Barberini un ruolo essenziale. Come sempre, fa da protagonista, definendo le carni e i tessuti, costruendo la scena su dei feroci contrasti cromatici e luministici. 
Colpisce anche noi l'eleganza della giovane donna un personaggio storico, un'eroina biblica in abiti contemporanei. Abiti che, con i gioielli, sono tanto vicini a quelli di cui parla il conte di Verrua, ambasciatore di Carlo Emanuele I di Savoia che il 29 maggio 1599 scrive a Torino che nell'Urbe <<le gioie sono a vilissimo prezzo perché non si usano dalle dame che perle>>. Ecco, pertanto, che il nostro sguardo è inevitabilmente caduto sugli orecchini di Giuditta, che ostenta pendenti preziosi. Noi ne vediamo uno solamente, una PERLA spettacolosa. Dall'ombra si staglia un candore immobile e l'orecchino concentra su di sé l'azione: è l'unico elemento fermo, che controbilancia le pieghe disordinate dell'abito e le rughe profonde della serva.


Caravaggio, Giuditta che taglia la testa a Oloferne, 1599 (part)
E chissà quale fu l'impressione degli invitati al matrimonio di Pietro e Lucia, quando videro le similitudini tra le gioie dipinte da Caravaggio e quelle indossate dalla giovane sposa, che Giovanni Bricci descrive avvolta dalle sete più preziose. La fanciulla indossa il dono di nozze del padre, sul quale il seicentesco reporter si sofferma: orecchini con perle pendenti.
Jan Vermeer, Ragazza col turbante,
1665-1666, L'Aia, Mauritshiuis
Circa settanta anni dopo, Jan Vermeer sfrutta le qualità del gioiello per catturare la luce che pervade la tela della Ragazza con il turbante. Il mito che ha avvolto il dipinto olandese, fa dimenticare la gloria e il valore del precedente romano.
Pare che il gioiello di Vermeer non sia autentico, ma appartenga piuttosto a un'ancestrale categoria del bijoux e si tratti di un'imitazione in vetro soffiato veneziano (questo poco importa, l'esplosione perlacea fa il proprio gioco con onore e volentieri ci facciamo ingannare).
Il pendente caravaggesco, invece, coronato da un fiocco, entra a pieno titolo tra i preziosi d'autore, da inserire tra i capolavori di oreficeria che hanno fatto la storia del gioiello. Ci piace pensare che il pennello abbia "ritratto" il prezioso gioiello della giovane sposa...e così si cede alla tentazione di chiudere gli occhi, immaginare il salone del palazzo abitato da Hererra e Costa e vivere la magia del fasto seicentesco.

domenica 5 aprile 2015

La più bella pittura del mondo...

...disse nel 1924 Aldous Huxley della Resurrezione di Piero della Francesca, ammirandola a Borgo del Santo Sepolcro.
La leggenda vuole che questa affermazione abbia salvato San Sepolcro dai bombardamenti alleati durante la Seconda Guerra Mondiale.
Inutile fermarsi a pensare all'umiliazione che l'arte subisce oggi in certe parti del mondo e ringraziamo Dio per aver illuminato alcuni uomini qualche decennio fa, che tra mille sofferenze e violenze hanno risparmiato questi pochi centimetri di affresco. 

Piero della Francesca, Resurrezione
1467-1468 circa, affresco
Borgo San Sepolcro, Museo Civico
Vasari considerava questa Resurrezione il capolavoro del Maestro e non a torto. La nostra attenzione si lascia infatti attirare dalla ferrea espressione del Divino, che trionfa sulla morte con un'energia elegante e determinata. Il resto non conta. Il Carisma di Cristo è amorevole Rivelazione e conferma della Sua parola.
Piero della Francesca, Resurrezione
1467-1468 circa, affresco, part.
Borgo San Sepolcro, Museo Civico

Si tratta, forse, di una delle opere più celebrate della Storia dell'Arte, quella che da sola vale un "pellegrinaggio" nella Toscana di San Sepolcro.
Oggi, il Borgo non è tanto cambiato da quella metà Quattrocento che vedeva Piero intento a dipingere, così come i tramonti che accarezzano l'alta Valle del Tevere.

<< Il Risorto non si vede come un pezzo di legno o di pietra. Lo vede solo colui al quale egli si rivela. [...] Non si rivela alla curiosità, ma all'amore >> (Card. J. Ratzinger, 1985)


5 Aprile,

Santa Pasqua 2015



La Resurrezione restaurata:
http://www.comune.sansepolcro.ar.it/comunicato/1192


Piero della Francesca, Resurrezione
1467-1468 circa, affresco, part.
PRESUNTO AUTORITRATTO
DI PIERO DELLA FRANCESCA
Borgo San Sepolcro, Museo Civico


venerdì 27 febbraio 2015

eccidio culturale

Per riflettere sui fatti recentissimi, senza polemica, senza politica, ma con molta tristezza nel cuore.
Si è recentemente commentato (Bolgia Barcaccia) quali danni possano fare ignoranza e brutalità, sopratutto se si accompagnano.
Ricordo l'orrore, tra i banchi di scuola, quando si leggeva delle violenze dei vincitori sui vinti. Tra polvere e sudore i conquistatori entravano nelle città e massacravano popolazioni e culture.
A ben pensarci, rileggendo con la memoria quelle pagine dei manuali dell'infanzia, non molto è cambiato. Ed ecco passare in televisione video che potrebbero esser reportage della conquista di Cartagine, rasa al suolo dalle truppe di Scipione l'Emiliano nel 146 a.C., o della furia dei Lanzichenecchi che depredano Roma nel 1527.




Oggi è capitato all'antica città assira di Ninive, colpita al cuore mortalmente. Sono entrati nel Museo di Mosul e con una furia simile solo a quella dell'animale cacciatore hanno assalito i reperti archeologici.
La storia della Mesopotamia fino a ieri per ricordare una simile violenza doveva rileggere le fonti del XIII secolo, nelle quali si legge della presa di Baghdad da parte dei Mongoli. Era il 1258 e Gengis Khan distrusse la biblioteca della città, una delle più ricche e preziose del tempo.
Oggi le vittime sono statue e manufatti, ridotti in frammenti tanto piccoli che nessuno potrà mai ripararli.
Un eccidio culturale.

venerdì 20 febbraio 2015

Bolgia Barcaccia

Roma, Piazza di Spagna, Venerdì 20 Febbraio h17.oo.
Una folla di applausi accoglie l'acqua che riprende a scorrere nella Barcaccia, la fontana che vide la luce nel 1629 grazie ai Bernini padre (Pietro) e figlio (il più celebre Gian Lorenzo). 24 ore prima una folla inferocita aveva reso la piazza ai piedi di Trinità dei Monti il teatro della propria violenza, facendone della Barcaccia il cuore.



Eppure Ulisse ci aveva ammonito:

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti
ma per seguir virtute e canoscenza

(Dante Alighieri, Commedia, Inferno, XXVI, vv.118-120)


William Blake, Ulisse tra le fiamme, Illustrazioni
 alla Divina Commedia di Dante 1824-1827
fonte www.blakearchive.org

Non voglio far polemica sul chi sia stato e sulle origini della "guerriglia", non voglio fare antropologia e nemmeno andare alle radici del Galateo e della cortesia che si dovrebbe avere in qualità di ospiti in casa altrui...perché cosine del genere non si dovrebbero fare nemmeno entro i confini della propria!
Semplicemente mi limito a riflettere sul fatto che queste cose oggi non dovrebbero accadere. L'Arte dovrebbe brillare ed esser il fiore all'occhiello della cultura, invece subisce quotidianamente il bullismo dell'ignoranza. Talvolta è velato, talvolta è tanto esplicito da ferire l'orgoglio di una intera nazione.
<<110 scalfiture>> 
a ricordo di uno stupro culturale.
Le birre stanno meglio in frigorifero.
Punto e basta.


La Barcaccia fotografata da Osservarte lo scorso Dicembre


venerdì 6 febbraio 2015

Compleanno d'autore



Zante, 6 Febbraio 1778 nasce Niccolò -detto UGO - FOSCOLO, scrittore, poeta .. da me amatissimo.

Andrea Appiani, Ugo Foscolo, 1801-1802
Milano, Pinacoteca di Brera


Vorrei "festeggiarlo" così, con un Autoritratto in versi, un sonetto che nel corso degli anni egli ritoccò  e modificò, come fece Rembrandt con gli oltre settantacinque "selfie" che realizzò nell'arco della propria vita. Il pittore e il poeta documentarono  con le rispettive arti non solo il tempo che passava sulla loro pelle, ma sopratutto l'immagine che avevano di sé stessi. 


Autoritratto
Solcata ho fronte, occhi incavati intenti;
Crin fulvo, emunte guance, ardito aspetto;
Labbro tumido acceso, e tersi denti,
Capo chino, bel collo, e largo petto;

Giuste membra, vestir semplice eletto;
Ratti i passi, i pensier, gli atti, gli accenti,
Sobrio, umano, leal, prodigo, schietto;
 Avverso al mondo, avversi a me gli eventi.

Talor di lingua, e spesso di man prode;
 Mesto i più giorni e solo, ognor pensoso,
Pronto, iracondo, inquieto, tenace:

Di vizi ricco e di virtù, do lode
Alla ragion, ma corro ove al cor piace:
Morte sol mi darà fama e riposo.


 
1802, Pisa,  Nuovo Giornale dei letterati


Antonio Berti, Monumento funebre a
Ugo Foscolo 
Firenze,  Santa Croce
Foscolo non nega i propri difetti, riconoscendosi "di vizi rico e di virtù" e al contempo, come la Regola del Romanticismo impone, carica i propri particolari fisici di significati morali. La "fronte solcata", gli "occhi incavati", però "intenti",  quindi fissi in direzione dei desideri che, insieme al "capo chino" rispecchiano il suo tormento, alimentato da una vita travagliata. 
Le "giuste membra", il corpo proporzionato di cui egli parla, trovano una interpretazione eccezionale nel ritratto in scultura che ne fa Antonio Berti il secolo scorso, per il sepolcro inaugurato nel 1871, quando le ceneri del Nostro furono portate da Londra (dove egli era morto nel 1827) a Firenze, nella Basilica di Santa Croce.
La statua nasconde il "crin fulvo", ma non dimentica le "emunte guance" e il "largo petto" lasciando inoltre trasparire l'essenza stessa che costituisce l'animo del poeta inquieto: "Sobrio, umano, leal, prodigo, schietto".
Ovunque il cor ti abbia condotto, Ugo caro, sappi che la fama in cui speravi ce l'hai tutta, se non di più. 

sabato 24 gennaio 2015

SCARPE AL MUSEO

Manolo Blahnik tra le statue classiche del Sir Soane's Museum

Si sa, è cosa nota: la Moda e l'Arte vanno di pari passo, si prendono a braccetto, si alimentano e complimentano vicendevolmente...e, nel dirlo, penso ai magniloquenti ritratti di Bronzino, che nella resa lenticolare di sete e velluti riassume sì l'aristocratica eleganza dei suoi effigiati, ma offre anche un emozionante spaccato della moda nella Firenze cinquecentesca. 

ÉlisabethVigée-Le-Brun,  
Maria Antonietta con la Rosa, 1783 
Castello di Versailles
Mi piace figurarmi Eleonora di Toledo che accarezza le maniche dell'abito che Agnolo le dipinge addosso, così come adoro immaginare Maria Antonietta intenta a creare la combinazione piume-pizzi su cui far lavorar ÉlisabethVigée-Le-Brun... o il Colonnello William Gordon, in viaggio a Roma, che sistema le pieghe del tartan da far "ritrarre" a Pompeo Batoni.
Potrei andare avanti kilometri di testo, con queste mie fantasie, ma vado oltre e arrivo a OGGI.
Oggi si gioca molto sulle firme, sulle maison, sulle griffe; talvolta è assurdo, talvolta è follia, ma spesso è magia. 
Pompeo Batoni,  Il Colonnello  
William Gordon, 1765-1766 
Castello di Fyvie
Magia perché la moda può essere arte e certi stilisti possono essere maghi. E, nel dire ciò, ammetto che ho ben poco chiare le fondamenta del discorso: penso di esser l'unica a non aver mai visto un intero episodio di Sex and the City. Non spicco tra le file di fashion victim; preferisco perdermi tra gli scaffali di una libreria, che affondare le mani tra i cachemire di un bel negozio di abbigliamento... e capisco molto poco sulla tendenza della vita dei pantaloni e mi interessano ancor meno i colori stagionali. Ma le settimane della moda e le riviste di moda, alla fine della faccenda attirano l'attenzione di tutti e nessuno ne esce illeso, nemmeno io, che talvolta mi sorprendo a sfogliare un <<Vogue>> o a sbirciare le sfilate di Moschino su internet, nel (vano) tentativo di coglierne il senso. Ma divertendomi molto, lo ammetto.
Insomma, certi "miti" esercitano su di me un discreto fascino..e la notizia di qualche giorno fa mi ha lasciata senza fiato. MANOLO BLANIK e la sua prima collezione da uomo al Sir John Soane's Museum di Londra ... un brivido!


L'ingresso del Sir John Soane's Museum a Londra

Al numero 13 di Lincoln's Inn Field, a Londra, sorge un museo, anzi una casa-museo che è frutto della passione collezionistica di uno degli architetti anglosassoni più importanti, John Soane (Reading, 1753 - Londra, 1837), che seppe coniugare il neopalladianesimo imperante in Gran Bretagna con il più "moderno"neoclassicimo di matrice italiana. Egli affiancò a importanti progettazioni e a commissioni di rilievo, una cultura antiquaria profonda e un forte interesse per l'arte; nel corso degli anni raccolse una biblioteca ricchissima -quasi 7.000 volumi- e una incredibile collezione di dipinti, incisioni, bronzi antichi, etc...


Londra, Sir John Soane's Musem, interno  
fonte http://www.londraweb.com
Tutto ciò culminò nell'allestimento della propria abitazione, progettata e costruita a partire dal 1808, anche e soprattuto per accolgliere questa preziosa collezione, che comprendeva opere di Canaletto e Hogarth ... Turner, Reynolds e dello stesso Soane; vi erano poi conservati manufatti romani, calchi di marmi classici, maioliche e orologi rinascimentali e (addirittura!) il sarcofago di Seti I.
Insieme all'esigenza di organizzare una raccolta così ricca ed eterogenea, l'architetto si poneva l'obiettivo di condividerla e presto si mosse per aprire ai giovani della Royal Academy le porte della propria abitazione, che già nel 1827 veniva definita "Academy of Architecture, "Accademia di Architettura". Ciò venne sancito da una legge negoziata dallo stesso architetto eapprovata dal Parlamento inglese nel 1833, la Soane Museum Act. Alla morte di Soane la legge entrò in vigore, trasformandone la casa in un vero e proprio museo, che ha mantenuti inalterati gli arredi e gli allestimenti curati dallo stesso Sir Soane lungo una vita fatta di architettura, arte e collezionismo.
Non poteva trovare sede più adatta la prova prima di un grande maestro: le scarpe da uomo disegnate da Manolo Blahnik! 
Non son i soliti tacchi vertiginosi, i lacci kilometrici o le cuciture speciali che Manolo riserva alle sue donne. E nemmeno si tratta delle calzature dai toni pastello che ha disegnato per la Regina di Francia -sono sue le scarpe indossate da Marie Antoniette nel 2006! 


Sex and The City

Manolo Blahnik ha, come sempre, giocato con i particolari, come sempre per una collezione che è tutta accostamenti di colori e di materiali. Questa volta forme potenti e monumentali. Scarpe statuarie.
Questa volta niente tacco e niente inganno.
Mocassini in satin, punte squadrate, sandali da gladiatori e grosse fibbie si sistemano con armonia tra le statue classiche e i sarcofagi egizi e le vedute veneziane del Settecento.
Carrie Bradshaw era disposta a tutto per di avere un paio nuovo di Manolo...acquistava quelle scarpe con il medesimo entusiasmo e la stessa foga di un collezionista [ammetto, ho cercato dei video su YouTube per scrivere queste ultime due righe]. In lei vedo lo stesso sguardo emozionato che immagino su Isabella d'Este all'arrivo di una nuova statua a Mantova!


http://www.gq-magazine.co.uk
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Carrie, in fondo, raccoglie tesori...tesori come quelli accumulati nel corso di una vita da Sir John Soane, tesori come quelli disegnati dal Baronetto (insignito del titolo dalla Regina Elisabetta II nel 2007 ndr) Manolo Blahnik. 
Tesori che oggi trovano collocazione ideale in un museo!
Adoro questo nuovo sodalizio, questa ennesima dimostrazione del legame forte e armonioso che esiste tra il fashion e il museum, in un mondo che non solo indossa le scarpe, ma le mette anche in mostra. E chissà che anche io non cominci a capirci qualcosa?! 
http://www.gq-magazine.co.uk