Canoviana2012

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martedì 22 novembre 2016

Le due facce della Notte

Non ricordo la prima volta in cui l'ho visto.
Non so quale sia la prima opera di Michelangelo in cui io mi sia imbattuta. Forse l'Angelo dell'Arca di San Domenico a Bologna? Oppure il David nella fiorentina Piazza della Signoria, camminando mano nella mano con Nonna? O forse la Tomba di Giulio II a Roma, nella chiesa di San Pietro in Vincoli?
Se cerco nei meandri della memoria, non trovo una immagine nitida, ma pezzi di statue, dettagli di dipinti e poco più...un mash up di ricordi che si riuniscono e confondono con anni di studio.

Michelangelo Buonarroti, Angelo Reggicandelabro, 1494

Bologna, Basilica di San Domenico, 
Arca di San Domenico


Cristallino, però, è il ricordo di un piovoso pomeriggio in libreria. Ero in quell'età in cui, se sei un avido lettore, punti all'inconsueto al limite del desueto.. e mi imbattei in un'Antologia di Michelangelo. 

Michelangelo Buonarroti, Sonetto, 
1510 circa
fonte 
it.wikipedia.org

A 14 anni sapevo cosa fosse un'antologia e mi sembrava stridesse veramente tanto con l'idea che io avevo di Michelangelo, cioè un potente scultore e un luminoso pittore. La curiosità iniziò a divorarmi immediatamente.
Penso di non aver pensato più di 30 secondi se prendere il libro, o lasciarlo lì. Certo è che pochi minuti dopo camminavo a passo svelto, con il mio bottino sotto braccio ...non mi direte mica che voi girate coi libri nei sacchetti? Che sia un acquisto, o un trasporto io non resisto: devo averlo tra le mani, per sfogliarlo camminando.
Quei versi non li ho letti, li ho divorati.
Non li ho capiti tutti subito, per alcuni è bastata l'esperienza, per altri lo studio. 
Così, talvolta mi tornano in mente. 
E stasera, sfogliando quel libro che mi accompagna da tanti anni, mi son imbattuta in questo:

O notte, o dolce tempo, benché nero, 
con pace ogn’ opra sempr’ al fin assalta; 
ben vede e ben intende chi t’esalta, 
e chi t’onor’ ha l’intelletto intero.
Tu mozzi e tronchi ogni stanco pensiero; 
ché l’umid’ ombra ogni quiet’ appalta, 
e dall’infima parte alla più alta 
in sogno spesso porti, ov’ire spero.
O ombra del morir, per cui si ferma 
ogni miseria a l’alma, al cor nemica, 
ultimo delli afflitti e buon rimedio;
tu rendi sana nostra carn’ inferma,
rasciughi i pianti e posi ogni fatica,
e furi a chi ben vive ogn’ira e tedio. *
L'altra faccia (della medaglia), le parole con cui forse Michelangelo pensava la Notte scolpita, tanto diversa, ma così vicina da quella realizzata per la Sagrestia Nuova in San Lorenzo a Firenze.


Michelangelo Buonarroti, Notte, 1526-1531
Firenze,
Chiesa di San Lorenzo, Sagrestia Nuova, 
Tomba di Giuliano de'Medici



* Michelangelo, Rime, Milano 1998, pp.190-191

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